La prima indagine sulla professione rileva i nuovi ambiti di specializzazione e le nuove forme contrattuali

indagineE’ la prima indagine sulla professione del biologo quella presentata dall’ENPAB alla GNP 2013 (Giornata nazionale della previdenza) in corso a Milano dal 16 al 18 maggio.

All’indagine hanno risposto 1439 biologi, pari al 12,5% degli iscritti. Campione altamente rappresentativo per le estrapolazioni di approfondimento.

I dati si riferiscono agli iscritti all’Ente: liberi professionisti (10.133), dipendenti di amministrazioni pubbliche (1.254) e di strutture private (713) che svolgono anche attività libero professionale.

I dati che emergono - riferiti all’attività libero-professionale - mostrano una professione in movimento.

Si tratta di una prima ricognizione propedeutica alla creazione di un Osservatorio permanente sulla professione del biologo.

Le nuove tipologie di attività sono essenzialmente rappresentate dalle figure del “biologo nutrizionista” (26%), il “biologo clinico” (19%) e il “biologo ambientale” (9%) seguite da figure professionali dedite alla “ricerca” (9%) alle “consulenze” (6%) al “controllo biologico delle filiere produttive” (6%) alla “formazione professionale” (5%). Tra i professionisti numericamente meno rappresentativi troviamo i biologi dediti all’“accreditamento” (4%), gli “insegnati” (4%), i “divulgatori” (3%), quelli dediti alla “sicurezza” (3%), alle “biotecnologie” (3%), all’“insegnamento universitario” (2%) e all’“informazione del farmaco” (1%).

Il riferimento al volume di affari ha evidenziato, nei dati incrociati con le ultime dichiarazioni dei redditi disponibili, per le donne un volume di 27.302,00 euro e per gli uomini di 47.515,00 euro. Entrambi i volumi di affari hanno subito una flessione maggiore del 13% rispetto al 2008. Mentre i redditi hanno subito una flessione per le donne del 9% ( pari a 18.032,67 per il 2011) e per gli uomini dell’11,5% (pari a 25.944, nel 2011) rispetto al 2008. Il reddito più alto è nella fascia di età 50-59 (uomini) e oltre i 59 (donne).

Gli ambiti lavorativi evidenziando, tra l’altro, situazioni in cui il biologo, pur svolgendo nei fatti un’attività da lavoro subordinato, per esigenze del datore di lavoro stabilisce un rapporto di tipo libero-professionale caratterizzato da redditi bassi e nessuna garanzia.

La professione si colloca ancora una volta sulle donne (70%) con una classe di età maggiormente rappresentata di 35-39 anni per le donne e di 60-64 per gli uomini.

La ripartizione territoriale degli iscritti colloca i biologi al Sud (46%), al Centro (32%) e al Nord (22%).

Dai dati risulta in sostanza che l’ambito professionale storico, quello biomedico, non è più egemone. Emerge con forza la sfera di attività professionale relativa alla nutrizione. Minoritari rispetto a questi ambiti appaiono le attività relative ai settori emergenti, di grande importanza, come l’ambiente, le biotecnologie, la sicurezza, la certificazione e il controllo biologico delle filiere produttive.

Da una riflessione più approfondita dei dati sembra ipotizzabile dedurre che il biologo, a fronte di una solida cultura scientifico-professionale, abbia, invece, importanti carenze nel costruire quell’auto-imprenditorialità che sembra essere oggi la chiave del successo professionale.

L’ENPAB reindirizza le sue politiche di formazione professionale per allargare le competenze del biologo verso la comunicazione di impresa, la capacità di redigere un business plan, la capacità di intercettare i bisogni emergenti del mercato del lavoro. 

Enpab

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